martedì 27 novembre 2007

TIPICO ESEMPIO DI DEMENZA DOPPIA ( double face desease )

Vai col tango uno.............

Non fumerò più, lo giuro.
Devo smettere di fumare. Da domani però. Stanotte ne ho ancora bisogno. Solo un paio, lo prometto.
Mi piace la notte. Quei cerchi di fumo che si formano nella penombra della stanza. Da fuori filtrano poche luci a quest'ora, il mondo dorme.
Quando ero giovane mi era proibito fumare.
Ero un dorsista (terzo ai regionali....uff che sfiga).
Ho cominciato a Napoli ai tempi dell'Università.
Poco alla volta ho cominciato ad amarla, sia la sigaretta che Napoli.
Quando, di sera, dopo la mensa, passeggiavamo per il Viale Augusto, ero fiero di vedere le luci e le ombre che brillavano sui nostri visi.
Eravamo giovani, tutto ci sembrava meravigliosamente facile.
La mia famiglia era lontana, la mia ragazza pure.
Però io sognavo.
Facevamo riunioni interminabili fino a tarda notte. Volevamo una società migliore, più giusta.
La musica giusta, qualche spinello e tiravamo fino a mattina.
A vent'anni pensi si possa fare tutto.
Poi pian piano ti rendi conto che non è facile.
Molti che in quel periodo hanno rischiato la galera adesso hanno ruoli accademici.
Vestono giacche grigie ed hanno il cuore ingrigito dall'esistenza.
E' difficile non rimanere sordi. Di quando non si riesce più a sentire quel ponte emotivo che ti porta alla vita, di quando non riesci più ad ascoltare le stelle ed i sogni.

Ok, da domani smetto di fumare, lo giuro.

Vai col tango due

Non si capisce perchè ma il mal di denti viene sempre di notte, quando non puoi chiedere aiuto a nessuno. Sembra si tratti del molare del giudizio che fa i capricci.
Le ho provate tutte: due gocce di vodka che pensavo potessero attenuare il dolore; poi una foglia di lattuga riscaldata (ricordo che me lo suggeriva nonna Gelsomina).
Niente da fare!
Mi sono affacciato dalla finestra ed ho abbaiato come un lupo mannaro per cercare l'attenzione di qualche vicino.
Macchè, dormono tutti 'sti stronzi.
Ho perfino cercato di leggere un libro di Osho che mi ha regalato Clara, una cara amica. Fanculo, mi è peggiorato.
Già il titolo del libro ( "Quell'oscuro intervallo è l'amore") mi
aveva provocato dolori ancora più lancinanti.
Non c'è niente da fare, chi non l'ha provato non può capire.
E' peggio che partorire, lo diceva anche zia Eleonora che aveva messo al mondo cinque figli.
Ecco quando ci si sente soli, altro che cotiche.
Non è tanto "l'essere" soli quanto il sentirsi tali che fa soffrire.
E' camminare nella notte come un cieco che cerca aiuto, sapendo che non troverai nessuna mano che si tenderà alla tua per alleviarti il dolore.
Non potendo fare altro non mi resta che cercare un minimo di condivisione con gli iscritti di XXXXXXXXXXX.
Vi chiedo solo di starmi vicino, anche in silenzio.
Cercate di condividere il mio dolore e la speranza che queste ore della notte passino presto affinchè possa correre dal primo dentista che mi capita a tiro.

Diceva la nonna che per ritrovare se stessi a volte occorre fermarsi per liberarsi da qualcuno, da qualcosa o da una parte di sé. Aveva ragione: per il momento liberatemi dal dente, poi...vedremo.

Fondamentalmente , il mentecatto non si espone a malo modo.
Se rimenesse stabile non sarebbe affatto male.
E' quello che lo frega.

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